Banda larga, energie rinnovabili, sensoristica, piattaforme digitali e strumenti per magazzini intelligenti. Per il 76% delle piccole e medie imprese agricole l’investimento in innovazione è strategico per uscire dalla crisi innescata dalla pandemia. Lo mette in luce uno studio promosso da OfficinaMps, laboratorio permanente dedicato all’innovazione di Banca Monte dei Paschi di Siena, realizzato con Swg. Secondo i ricercatori «l’innovazione non è più un tema secondario ma è diventato, per l’85% del campione intervistato, un driver importante per la crescita e lo sviluppo dell’attività produttiva».
Alla necessità di innovare si affianca la centralità della sostenibilità (per il 95% è diventata un «mantra») mentre sette su dieci la considerano «strategica per la propria impresa». L’85% degli imprenditori ritiene indispensabile investire in nuovi modi di produzione ambientalmente compatibili per uscire dall’attuale crisi economica e migliorare la propria offerta di prodotti. Secondo i ricercatori «la sostenibilità per gli agricoltori significa ridurre gli impatti (inquinando meno, nonché diminuendo il consumo di acqua e suolo), ma anche prestare attenzione all’etica del modello produttivo, con, in primis, il rispetto dei diritti dei lavoratori». Resta centrale l’accorciamento delle filiere e dallo sviluppo di un rapporto diretto con il consumatore con un’attenzione crescente verso l’e-commerce anche se c’è un 37% delle imprese disinteressato al tema mentre la grande maggioranza si sta orientando a sviluppare una propria strategia di relazione diretta. «La ricerca OfficinaMPS-Swg porta alla luce un mondo dell’agroalimentare in movimento, consapevole delle proprie sfide e sempre più orientato verso un modello di produzione green 4.0».
Intanto Coldiretti con Filiera Italia e Bonifiche Ferraresi hanno lanciato una road map che attraverso il coinvolgimento di imprese e istituzioni possa portare alla nascita del del primo piano nazionale dell’agrifood 4.0 che dovrà terne conto anche delle criticità nella gestione dei raccolti emersi durante l’emergenza Coronavirus. Sei gli obiettivi da raggiungere. Il primo: accelerare la transizione digitale premiando tecnologie di agricoltura e zootecnia di precisione con progetti in grado di preservare le caratteristiche del territorio. Il secondo: fornire agli agricoltori supporto alle decisioni agronomiche in tempo reale. Il terzo: rendere consapevole il consumatore sulla provenienza dei prodotti e delle loro caratteristiche, garantendo sicurezza, salubrità e qualità attraverso l’adozione di tecnologie digitali per la tracciabilità dei prodotti. E poi: incentivare modelli economici innovativi che prevedano una più equa distribuzione del valore lungo la catena di approvvigionamento; sostenere lo sviluppo di canali di vendita digitali per le filiere corte nazionali; sviluppare brevetti basati su tecnologie che abbiano uno standard tecnologico made in Italy a servizio della filiera agroalimentare italiana per migliorarne efficienza ed efficacia.
Intanto Agrofood Business Innovation Center (Bic), polo di innovazione nato a gennaio con lo scopo di accelerare startup specializzate ha scelto Cynomys per realizzare il suo primo investimento. Si tratta di una realtà genovese che ha brevettato un’innovativa soluzione IoT per il monitoraggio ambientale e l’analisi dei consumi in allevamento: «In pratica è stato sviluppato un unico dispositivo che attraverso una piattaforma in cloud permette di tenere sotto controllo tutti i parametri che influenzano il benessere animale e la produttività in un allevamento». Secondo il presidente di Agrofood Bic e di Granarolo, Gianpiero Calzolar «sarà fondamentale che agricoltori e allevatori evolvano verso metodi che riducano l’impatto ambientale garantendo la loro produzione. Per affrontare queste sfide, il settore dell’allevamento dovrà fare ulteriore affidamento su innovazioni tecnologiche che permettano di ridurre le emissioni dei gas serra in atmosfera, migliorando sempre più lo stato di salute degli animali».